Nei post delle scorse settimane ho parlato molto di saper cambiare prospettiva, di pause e di come usarle proprio a questo scopo: allontanarsi dalla frenesia quotidiana e dai problemi impellenti, per assumere su di essi uno sguardo più distaccato e meno influenzato dalla fretta di fare e dall'impazienza di risolvere o di ottenere tutto e subito.
E qui entra in gioco una facoltà molto importante, seppure spesso denigrata: la pazienza.
Mi sono scontrata spesso con una convinzione secondo cui le persone pazienti vengono scambiate per remissive, passive, rassegnate, persino deboli e incapaci di reagire: una visione distorta, a mio parere, da un sistema di credenze che ci ha abituato a ragionare per stereotipi (leggi "quelli forti si arrabbiano, reagiscono e si fanno sentire, altro che pazienza").
In verità la pazienza non è una caratteristica innata propria dei santi e delle persone remissive, ma è una facoltà che si coltiva volontariamente, che si può scegliere di fare propria e usare; oppure no e restare preda delle ire e del nervosismo che ci provoca il fare la fila alla posta, constatare che per realizzare un'idea c'è bisogno di tempo, rendersi conto che una casa non si costruisce in un giorno.
Se la vedi così, ti rendi conto che c'è più passività nell'impazienza che nella pazienza. Quando siamo impazienti ci lasciamo dominare dagli eventi, mentre coltivare la pazienza è una scelta di consapevolezza.
Non ci sono persone pazienti e persone impazienti: ci sono persone che scelgono di restare consapevoli e centrate nonostante le avversità, le attese, lo stress e la pressione quotidiana, coltivando una qualità interiore differente, e persone che non hanno voglia di coltivare niente e preferiscono inveire contro il mondo quando le cose non vanno come vogliono.
La pazienza non è una forma di attesa ma è un lavoro che facciamo su noi stessi, è una predisposizione attiva a mantenere un buon atteggiamento durante le attese, la capacità di gestirle dandosi il tempo per osservare e cambiare visione, è la consapevolezza che tutte le cose hanno bisogno di tempo per maturare e si svolgono secondo i propri ritmi: è nell'attesa che il seme matura e diventa pianta che dona i suoi frutti; è nell'attesa che le cose prendono forma e dalla fretta non è mai uscito nulla di buono.
Tu cosa scegli di fare?... Lo sapevo, e quindi eccoti qualche suggerimento per coltivare la pazienza, quelli che funzionano per me in varie situazioni che possono metterla a dura prova: in buona sostanza si tratta di distogliere l'attenzione dagli aspetti negativi delle attese e focalizzarsi su quelli positivi (si esistono!).
Sei impaziente di scoprirli vero?... Appunto!
E tu che rapporto hai con la pazienza? Scrivimelo nei commenti o vieni a raccontarmelo sul mio profilo Instagram!
Sono Manuela Angelini e mi occupo di Tarocchi e consapevolezza.